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LA GRANDE PAUSA

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In questo periodo storico di spavento e cambiamento, la pausa è un momento che va vissuto, analizzato e condiviso.

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L'arte di imparare a correre


Correre.L'arte risiede nella metafora  che una corsa rappresenta, nell'unicità della sua esperienza.Un assolo a contatto stretto col proprio corpo e la propria mente.

Correre.L'arte di imparare a correre mi è stata (con fatica) trasmessa da un'amica, una mia guida spirituale direi, che in me ha trovato tante resistenze.Lei, instancabile atleta, da sempre resistente (in tutte le sfaccettature di questa parola) ed io invece annoiata terribilmente anche solo all'idea di intraprendere una corsa senza uno scopo. Io che correvo solo per prendere un autobus all'ultimo minuto o quindici minuti su quel innaturale tapis roulant.

Non ne vedevo lo scopo. Poi lo scopo si è palesato alla mia mente, al mio corpo con forza.

Il tempo sospeso mi ha aiutato. La realtà sospesa fuori di me e la paura dentro di me, l'immobilità fisica e mentale hanno acceso in me il desiderio di muovermi in uno spazio nuovo.

La corsa è diventata il mio rituale, il mio piccolo progetto per tenere la mente lucida, il mio scopo.

Il tempo sospeso ha contenuto dentro  di se molti pensieri per tutti. Pensieri di ogni natura.Pensieri intrisi di paura.Pensieri di speranza.Pensieri irrazionali e tempestosi.

In questo periodo  di confinamento, di disorientamento, di solitudine la corsa è diventata la metafora. Lo scopo.E' cominiciata da un terrazzo per estendersi intorno alla mia casa per poi divenire sempre più intensa e piano piano raggiungere le strade.

E' un'arte quella della corsa. E' l'arte di mettere in gioco il proprio corpo e i suoi limiti. E' l'arte di migliorarsi piano piano con pazienza, con i propri tempi, rispettando se stessi.E'un piacere.

Mentre correvo nello scenario del tempo sospeso ho fatto pensieri di gratitudine.La corsa mi ha allenato alla gratitudine. Perchè sono sana. Perchè sono forte. Perchè posso imparare nuove cose e rimettermi in gioco quando questa situazione sarà finita.Perchè con la forza delle mie gambe posso andare lontano e posso tracciare il cammino della mia libertà.

Respiro. Controllo il respiro con cura. A volte esso è affannato. Il respirare è anch'esso una metafora, è l'affermarsi della vita sulla malattia. Il Coronavirus attacca impietoso il respiro  e neanche riesco ad immaginare cosa si provi a non poter respirare. E' stato tragico essere immobili spettatori di respiri negati, di morte. Respiriamo senza neppure pensarci e mai diamo la giusta importanza ad agni abboccata d'aria che entra nel nostro corpo.

Mentre corro mi concentro e  mi godo il respiro che entra nei miei polmoni. Aria che sa di glicine, di acacia, di tiglio che mi ricorda mia madre con le sue tisane di fiori di tiglio nei pomeriggi d'inverno. E poi l'aria diventa profumata di eucalipto che mi riporta all'asolescenza, al mare, alla spensieratezza delle vacanze con le amiche più care.

Visualizzo i miei polmoni che si gonfiano come i mantici di una fisarmonica.

In questo tempo sospeso ci siamo sentiti tutti vulnerabili, fragili, precari, impotenti. Ho voluto per questo sentire la potenza delle mie gambe che mi sostengono. Ho sentito forte travolgente potente la forza della natura in me e fuori di me.

La natura va avanti, lei è sempre in corsa e questa volta oltre a regalarci la bellezza della sua prorompente primavera ci ha travolti con la malattia e la morte.

L'arte di correre è l'arte di assecondarla questa natura. L'arte di correre è migliorarsi e godersi attraverso la propria libertà di movimento una libertà di esplorazione della mente, del pensiero.

I pensieri corrono liberi dall'io più profondo verso ciò che è fuori da esso.Si muovono da un punto all'altro. Tenuti per mano dall'empatia abbiamo tutti sentito un violento riverbero di sofferenza.Oscillano come un pendolo dal microcosmo dell'anima ad un grande pesante grigio pensiero universale.

E quando la corsa finisce e si sente il battito del cuore accelerato e le gambe non si sentono più si può sentire che una forza interiore nuova.Non sospesa ma che corre dentro noi.

Luisa De Dominicis

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